I segreti dell'Elba

Autore: Guido Zini


Tenuta la Chiusa Elba isola Etesiaca itinerari di vino

Tutti conosciamo la storia dell’esilio di Napoleone all’Elba.

Ma non molti sanno dove passò la prima notte sull’isola il famoso imperatore.

Arrivato nel golfo di Portoferraio, Napoleone fu subito colpito da una splendida villa affacciata sul mare..

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..la Tenuta La Chiusa, e decise che quella sarebbe stata la sua dimora in attesa di essere ricevuto in città.

E probabilmente, complici nella scelta furono le floride vigne che circondavano – e circondano tuttora - la residenza: un argomento a cui il cuore di nessun francese resta insensibile.

Ancora oggi il fascino della tenuta resta intatto, con i filari estesi fino a lambire la spiaggia e alle spalle - a far da cornice - le verdi colline, dove svetta l’antica Fortezza del Volterraio. Uno scenario suggestivo e di così grande impatto appaga non solo lo sguardo, ma compone un microclima in grado di conferire una forte identità ai vini. Mentre percorro il viale che mi porta alla cantina, noto altri particolari del terroir: i suoli rossi ricchi di minerali (in particolare il ferro), segno distintivo della viticoltura elbana, e la consistente brezza marina, motivo principale delle basse potature e del muro costruito a protezione delle viti (da qui il nome “la Chiusa”).

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L’attività agricola inizia nel 1590 e non ha mai avuto interruzioni, pur affrontando alcuni cambi di proprietà (testimoniati dalle varie etichette d’epoca esposte nella sala degustazione).

La qualità è da sempre una costante dell’azienda, tanto che i primi riconoscimenti arrivano già nel XIX secolo. Con 12 ettari vitati e una gamma distribuita su due linee (una di selezione e una rivolta alla GDO) La Chiusa commercializza in media circa 120.000 bottiglie all’anno, in larga maggioranza vendute sul mercato interno durante la stagione turistica. Sia per questo motivo, sia perché la cucina elbana ha un’origine povera, si privilegiano vini di pronta beva e una lavorazione che pone in risalto gli “ingredienti” caratteristici delle uve qui cresciute: un’impronta tale da convincere lo stesso Napoleone a promuovere i prodotti elbani, esentandoli dai dazi, al pari di quelli francesi.

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Ma adesso lasciamo spazio agli assaggi, partendo dai bianchi in purezza.

L’Elba Vermentino DOC 2018, colore giallo paglierino limpido, ha una gradevole fragranza salmastra, con cenni di dattero e pesca bianca. In bocca parte con un vigoroso attacco acido, poi si adagia sul palato rivelando sapidità, buona persistenza e retrogusto amarognolo. Un vino piuttosto accessibile, ma affatto scontato, che ben si presta ad aperitivi e a pasti con piatti delicati di pesce.

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L’Elba Ansonica DOC 2018 nasce dal vitigno di cui - assieme all'aleatico – l'isola vanta l'esclusiva quasi assoluta in Toscana. L'uva ansonica, a bacca bianca, predilige i climi caldi (in Sicilia la troviamo sotto il nome di inzolia) e presenta un rilevante contenuto di tannini, utile a ottenere vini di corpo e struttura, come il colore giallo intenso qui fa intuire. Naso minerale, gessoso, con ricordi di pietra bagnata, poi timo e polpa di melone bianco. Sorso fluido e denso di salinità, ingentilito da note fresche di lime, mentre sul finale affiora una lieve affumicatura. La forza dell’Ansonica sta proprio in questi piccoli contrasti, che lo rendono idoneo ai palati più curiosi.

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A seguire ecco l’Elba Rosato DOC 2018, da uve sangiovese e merlot lavorate in acciaio, tonalità cerasuolo viva e abbastanza intensa, figlia di un giorno di macerazione sulle bucce. Dai profumi rotondi, dove spicca la malva, sulle papille mantiene un gusto fruttato, leggero e gioviale, perfetto per il consumo estivo senza troppi pensieri. Da segnalare la bella pulizia che lascia in bocca, grazie alla sostenuta acidità.

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Sangiovese e merlot, sempre affinate in solo acciaio, si ritrovano nell’Elba Rosso DOC 2018, con una prevalenza del primo vitigno a dare maggior schiettezza. Da poco in bottiglia, mostrerà il suo meglio nel giro di qualche mese, in particolare nei tannini, adesso molto giovani e vegetali. Giovani anche gli aromi, col classico sentore vinoso e accenti di susina rossa matura; del sorso si apprezzano la scorrevolezza e la sincerità. Il Rosso resta perciò indicato per accompagnare pietanze di pesce al pomodoro o preparazioni tipiche come il “gurguglione”, uno stufato di varie verdure che ha fatto da pasto per generazioni di cavatori e minatori del luogo.

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Stesso uvaggio anche per l’Elba Rosso Riserva DOC 2016 Ginevra, che giova dell’elevazione di un anno in barriques usate, più altri dodici mesi in bottiglia. Il colore è un rosso rubino pieno; profumo cremoso, in cui si concentrano frutti di bosco e un tocco di terziari (pepe nero, vaniglia). La beva del Ginevra appare equilibrata, sapida e di discreta persistenza, adatta dunque a carni alla griglia o arrosti di cacciagione.

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Dulcis in fundo, giunge il momento dell’immancabile Aleatico dell’Elba Passito DOCG 2018, da uve vendemmiate a fine agosto e lasciate sui graticci al sole per circa 15 giorni, prima della pressatura; poi il mosto rimane a contatto con le bucce circa una settimana, con successivo affinamento in vasche d’acciaio. Squisito l’aroma, fine, sciroppato, di confettura, che introduce all’anima vellutata di questo Aleatico, dove la dolcezza è bilanciata al punto giusto dalla sapidità: un’armonia che lo rende agile e versatile, ottimo con la nota “schiaccia briaca” o i cantuccini, ma da provare pure con cioccolato fondente o formaggi.


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Guido Zini, autore del pezzo di oggi, ci racconta l'esperienza della giornata: "Quando la natura ti offre tutto ciò che occorre, non resta altro che rispettarne l’opera. Posso riassumere in queste parole la produzione della Tenuta La Chiusa, abile a conservare la peculiarità del territorio e a restituirla tramite vini dal volto semplice, ma che portano in ogni bicchiere il marchio dell’Elba, lo stesso che conquistò Napoleone."

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