Sull'Amiata con le vigne ad alberello..

Come vi immaginate il posto di lavoro più bello del mondo? Dopo la visita alla cantina Campotondo di Campiglia d'Orcia (SI), io un'idea me la sono fatta. Le vigne aziendali, infatti, si affacciano sul magico panorama della Val d'Orcia (non a caso patrimonio UNESCO)..

..e per quanto dura e faticosa possa essere l'attività nei campi, basta alzare lo sguardo per fare il pieno di energia e ritrovare subito convinzione che il proprio sforzo porterà a qualcosa di speciale.

Energia e convinzione: due doti che non mancano a Elena Salviucci, impegnata assieme ai genitori Paolo e Sabrina nella conduzione della tenuta familiare di due ettari e mezzo (un altro ettaro è stato da poco avviato) coltivati principalmente a sangiovese e chardonnay, oltre a colorino e merlot. È lei che mi accompagna in visita alla vigna, dove scopro alcune curiosità.

Campotondo nasce agli inizi degli anni 2000 con l'intento di recuperare la tradizione vitivinicola della zona, andata quasi perduta dopo lo spopolamento delle campagne. Gli anziani del luogo, in riferimento alle colture di un tempo, parlavano di vigneti "franzosi", intendendo per tali non le uve d'Oltralpe, bensì un sistema di potatura bassa, adatto al clima fresco e ventoso della zona (siamo ai piedi del Monte Amiata, a quasi 600 metri d'altezza).

Da qui la scelta dell'allevamento ad alberello, così da beneficiare del calore rilasciato dal suolo e assicurare protezione alla pianta. L'impasto del terreno oscilla fra limo, argilla e sabbia, con discreta presenza di ciottoli, fossili marini e residui vulcanici. Altra caratteristica del terroir è la forte escursione termica, con punte di 15 gradi in certi periodi dell'anno. Tutti elementi che vanno a comporre l'identità dei vini di Campotondo, eccellenti – come poi vedremo – per freschezza e agilità di beva.

Con Elena ci spostiamo ora alla casa di famiglia che ospita i locali per la vinificazione, condotta con autentici metodi artigianali, a partire dal controllo manuale delle temperature in fase di fermentazione. Ogni varietà viene lavorata separatamente, dai tank d'acciaio al passaggio in legno, fino al blend finale, per le etichette che lo prevedono; nell'affinamento si utilizzano barriques e tonneaux, di primo passaggio solo per la riserva.

Nonostante i piccoli numeri (circa 10.000 bottiglie in totale) la gamma conta ben cinque vini diversi.

Da un campione di vasca assaggio il Tavoleto 2018, 100% chardonnay Toscana IGT con vinificazione in acciaio, prossimo all'imbottigliamento, che sfodera una notevole ricchezza aromatica, con frutta tropicale in evidenza, assieme a morbidezza e mineralità. In bocca esce invece un sostenuto tenore acido, mentre il grado alcolico – oltre i 13,5° - dona corpo con garbo e discrezione. Lo chardonnay rappresenta il primo vitigno impiantato a Campotondo, e posso garantire che è stata una felicissima idea.

Il Mezzodì 2017 Orcia DOC (100% sangiovese, vinificazione in acciaio) deve il suo nome alla volontà dell'azienda di proporre un vino da pasto, semplice, accessibile e di qualità. Il colore rosso porpora molto intenso - dovuto alla grande concentrazione delle uve in vigna – promette gusto e sostanza, e altrettanto fanno i profumi, densi di frutta scura e note balsamiche. Il sorso dinamico e fruttato, bilanciato da una discreta acidità e da tannini gentili, conferma che l'intento iniziale è stato raggiunto in toto.

Dopo il Mezzodì è l'ora de Il Tocco 2015 Orcia Sangiovese Riserva DOC (con 10% di colorino), cru aziendale fatto di uve selezionate dai filari più vecchi e da grappoli spargoli, ideali per ottenere un'assoluta sanità degli acini. La cura estrema dedicata a Il Tocco continua con l'uso del ghiaccio secco in fase di raccolta, seguita da una criomacerazione di 48 ore per consentire la massima estrazione di sentori. La macerazione sulle bucce dura un minimo di 30 giorni, mentre 24 sono i mesi passati tra barriques e tonneaux, prima dell'ultima rifinitura di 6 mesi in bottiglia. Il colore  rosso rubino, limpido e brillante, già suggerisce sapore pulito ed equilibrato. All'olfatto le iniziali note di vaniglia si stemperano subito a favore di aromi più complessi: speziature (tipiche del del colorino), richiami di sottobosco e macchia mediterranea, e di nuovo piacevole balsamicità, figlia del particolare clima. Il tono alcolico si fa sentire – 15° - ma non è dirompente; i tannini setosi, ancora in grado di evolversi, regalano scioltezza e pulizia di bocca: facile dunque prevedere ottime capacità d'invecchiamento.

Per l'originale All'Incontro Toscana IGT (90% colorino, 10% sangiovese; prodotto solo nelle annate migliori) rimando al racconto della degustazione sui vitigni autoctoni che si è svolta al C.Bio di Firenze nello scorso mese di settembre, mentre – per fortuna dell'azienda – l'ultima annata del loro vino di punta, il Banditone Orcia DOC (90% sangiovese, 10% colorino e merlot, con maturazione di almeno 12 mesi in legno) è ormai esaurita, ma non mancherà certo occasione per ritrovarlo in futuro.