Il vulcano che ha fatto grande la Toscana


Monte Amiata, Toscana, Italia. Montecucco, Itinerari di vino. Blog Etesiaca

E' vero che la Toscana non ha bisogno di presentazioni.

Ma ci sono zone di questa meravigliosa regione, che non sono così conosciute o famose come altre.

E questa è un'ingiustizia, perchè non sapete cosa vi perdete.

Non tutti, infatti, sanno che, in Toscana, come in buona parte del centro italia, esiste un patrimonio geologico e naturalistico di grande rilevanza, in particolar modo nella parte meridionale, all'interno della Maremma.

Qui c'è un rilievo montuoso che si chiama Monte Amiata, che è il più grande vulcano spento della regione (fu attivo nel Pleistocene Superiore tra 400.000 e 200.000 anni fa), e dalla sua vetta di 1738 metri il panorama è impagabile, una vista che spazia dal Chianti fiorentino, alle Alpi Apuane, dalla Val di Chiana ai laghi di Bolsena e Trasimeno, dalle isole dell'Arcipelago Toscano fino alla città di Roma (nelle giornate più nitide).

Quando si parla di vulcani, si parla sempre in negatico (per certi versi, non a torto, visto che l'Italia ha un altissima concentrazione di vulcani attivi e talvolta pericolosi per la popolazione).

Ma se ci pensiamo bene, sono proprio essi stessi, causa e conseguenza di condizioni climatiche ed ambientali ottimali, sia per l'agricoltura, sia per l'enologia, che per il turismo (le principali risorse del nostro Bel Paese).

Beh, dovete sapere che l'area del Monte Amiata è molto vasta, e la sua attività vulcanica del passato è colpevole di averci lasciato in eredità alcune eccellenze, tipo la Val d'Orcia, la Maremma, le Crete Senesi, la Val di Chiana, numerose località termali (Saturnia, Petriolo, San Casciano Bagni, Chianciano Terme, Bagno Vignoni, Bagni San Filippo, Rapolano Terme, Sorano), Montalcino e il suo Brunello, Montepulciano e il suo Nobile, Scansano e il suo Morellino (per citarne alcuni), insomma tanti borghi e paesaggi tra i più belli d'Italia).

Vogliamo adesso rendergli il merito di tanta generosità, con un pò di amore e gloria?

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Visto oltretutto che, per tanti, troppi anni, il vulcano spento è rimasto in ombra, a guardare da lassù, la fama di queste sue sopra citate "creature", che calcavano la scena del turismo italiano e internazionale.

Non è un rimprovero, alla non così brillante gestione del nostro patrimonio paesaggistico, è un vero e proprio dato di fatto, di reale inefficienza.

Che ora si aggiunge alla geotermia.

Eh sì, perchè qualcuno ha forse dimenticato di dirvi (o non l'ha fatto tanto bene, chissà), che, attualmente esistono 5 centrali geotermiche in questa zona, e gli investimenti, in questo senso, stanno continuando.

Una zona mai sedotta, ma abbandonata, ancora una volta.

Come potrà andare avanti il turismo (già dove c'è, tipo in Val d'Orcia) e come potremo proporci di svilupparlo (dove non c'è, tipo sull'Amiata), con una miniera a cielo aperto di energia geotermica (perchè le intenzioni sono quelle di crearne tante altre di centrali), anche un bambino saprebbe darmi la risposta.

A volte penso che l'unico modo che ha questa terra di salvarsi davvero, è che l'attività vulcanica riprenda.

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Beh, senza troppo estremismo, io voglio sperare di riuscire a salvare il salvabile ed oggi soprassedere a questa discussione, per parlarvi di un’azienda agricola che sta proprio qui, tra cielo e terra, in questa zona meravigliosamente incontaminata ed ancora, nonostante tutto, piena di ricchezza e di fascino.

Agricola Niccolini si trova a Seggiano (borgo medioevale alle pendici del Monte Amiata), rivolto verso la Val d’Orcia, a poco meno di 500 metri d’altitudine, nella zona di produzione del Montecucco DOCG e dell’Olivastra Seggianese DOP. Qui c’è un microclima unico caratterizzato da una forte ventilazione di giorno, e da grandi escursioni termiche, che sono condizioni imprescindibili per produrre degli ottimi vini.

Perché non si parli molto di Montecucco non è dato sapere.

Forse perché confina a Nord con il Brunello di Montalcino DOCG, a Sud-Ovest con il Morellino di Scansano DOCG e ad Est con l’Orcia DOC (e per questo non dovrebbe essere un ulteriore vanto del territorio?).

Fatto sta che questa è una zona votata, da sempre, a far nascere grandi vini.

Monte Amiata, Toscana, Italia. Montecucco, Itinerari di vino. Blog Etesiaca

Il Montecucco DOC (2000) e il Montecucco Sangiovese DOCG (dal 2011) sono il risultato dell’omonimo Consorzio, che ha come obiettivo la tutela di questa eccellenza toscana, e che raccoglie le produzioni vitivinicole di 7 comuni dell’Amiata del versante grossetano: Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Cinigiano, Civitella Paganico, Roccalbegna e Seggiano. Ricordiamo che in questo territorio esiste anche un altro Consorzio, che sta sull’altro versante amiatino, quello senese, anch’esso di recente costituzione (Orcia DOC nato nel 2000), e che, insieme al Consorzio di Montecucco, vanno a rappresentare il Sangiovese dell’Amiata, una delle nuove promesse del vino toscano.

Le caratteristiche di questo vitigno sono veramente interessanti (e che per altre denominazioni già conosciamo molto bene), colore rosso rubino intenso (nella tipologia Riserva emergono spesso riflessi granata), profumi e sapori tannici, ma eleganti e raffinati, con note decise ma talvolta fruttate e molto persistenti. Sono vini che esprimono tutto il loro carattere e la loro natura di origine vulcanica, e sanno dare i loro migliori risultati con tanti anni di invecchiamento alle spalle.

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Come ci insegna Gabriele Niccolini, titolare dell'azienda (che gestisce con grande passione e tenacia), con il suo Rubiglio, fiore all’occhiello della produzione (che vanta ben 5 etichette di vino e 2 tipologie di olio), e che risponde alla denominazione di Montecucco Sangiovese DOCG (100% Sangiovese), prodotto solo nelle annate migliori, a fronte di 3 anni di invecchiamento in botte di legno e 1 anno di affinamento in bottiglia, per un profumo intenso ed elegante, in bocca pieno e deciso, con note di di frutti neri, ciliegia, spezie e vaniglia.

Un grande rosso toscano.

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L’azienda, seppur giovane, ha una lunga tradizione agricola e vitivinicola familiare alle spalle, e soprattutto un grande potenziale, fatto di innovazione e di rispetto della natura e del territorio circostante, che oggi si traduce anche con un passito dolce, Bri, IGT toscano, un esemplare unico di questa zona.

Vi invito ad assaggiarlo.

Non solo perchè esce dagli schemi, sia per colore, che per caratteristiche organolettiche, ma, anche e soprattutto, perché è avvolgente, vellutato, estremamente morbido, prodotto da uve Ancillotta, un vitigno autoctono, praticamente scomparso, che qui è stato recuperato.

Gabriele Niccolini vi aspetta tutti i giorni in azienda, per fare un giro tra i vigneti, per farvi assaggiare le sue prelibatezze e per mostrarvi che la riconoscenza e l'amore per questa terra (e per il buon vecchio vulcano spento), qua, ogni giorno, sono sacre.

Tutte le informazioni, su come raggiungere l'azienda, le trovate qui.


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Commenti: 2
  • #1

    Rosanna (giovedì, 08 settembre 2016 22:54)

    Mi e' piaciuto, molto ben fatto

  • #2

    Nadia (venerdì, 09 settembre 2016 10:11)

    Grazie Rosanna, cerco di metterci tutta la passione del caso!!! Qui, più che mai, c'è anche una bella componente di attaccamento e amore per questo territorio..