"A" come Aurente. lo chardonnay di lungarotti


Sabato pomeriggio sono stata a fare un giro al Trasimeno. Giornata di sole perfetta per una gita fuori porta.

Dopo qualche passeggiata lungo lago, prima di rientrare ad Arezzo, ho deciso di allungare il mio itinerario e passare da Torgiano, vicino Perugia, per acquistare qualche bottiglia di vino. La sera mi avrebbe aspettato una cena di pesce e nella mia cantina scarseggiavano bianchi all'altezza.

E cosa di meglio che un Aurente Umbria IGT Chardonnay di Lungarotti?

Mi prendo un post intero infatti per parlarvi di questo bianco, che è senza dubbio uno dei miei preferiti.

Devo dire però che la cena di pesce era la scusa, dato che questo è un vino che si beve benissimo anche con piatti di carne, formaggi e salumi. Anzi talvolta per alcuni piatti di pesce risulta essere fin troppo strutturato.

Di colore giallo paglierino con riflessi dorati così intensi da chiamarsi "Aurente", al profumo sprigiona note aromatiche irruenti e decise con prevalenza di sentori di fiori gialli, banana e avocado. Al gusto grande complessità, un mix di sentori di burro e note acide che si alternano con aromi fruttati e sul finale una piccola persistenza amarognola.

Un gusto unico dato al 90% chardonnay e al 10% grechetto; la fermentazione avviene in barriques, dove resta per 6 mesi su fecce con batonnage periodico a scalare. L'affinamento avviene successivamente per alcuni anni in bottiglia (adesso è in vendita l'annata 2011, come il Brunello!).

Questo è un vino che mi ha aiutato molto a capire la preziosità dei sensi, vista, olfatto e gusto, che intervengono nella descrizione di un vino e della sua storia. Dirrò qualcosa che non tutti apprezzeranno, ma spesso si trovano spiegazioni così macchinose ed esageratamente artefatte che non portano a nulla, ma che servono soltanto a far gongolare chi le dice o le scrive.

La complessità di questo vino e tutto ciò che ho scritto qui sopra, invece, mi servono ogni volta che lo degusto a riscoprirne i suoi segreti ed apprezzarne le sue caratteristiche. Ed anzi, ogni volta che lo si beve si impara qualcosa di nuovo. Con grande stupore.

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